COREOGRAFIA E REGIA:Susanna Beltrami, Matteo Bittante, Erika Silgoner/ESKLAN MUSICHE: AA.VV. LIGHT DESIGNER: Matteo Bittante DANZATORI:DANCEHAUS COMPANY, ESKLAN, DANZATORI C.P.P. #padovadanza2020Duo da ”BLACK TRIAL” di Susanna Beltrami Uno spettacolo che prende spunto dai versi scritti da Thomas Stearns Eliot per la quinta parte del suo celebre poema “La terra desolata”: “Chi è il terzo che sempre ti cammina accanto? / Se conto, siamo soltanto tu ed io insieme / Che scivola ravvolto in un ammanto bruno, incappucciato / Io non so se sia un uomo o una donna – Ma chi è che ti sta sull’altro fianco?”. BODY THINGS, il corpo come soggetto/oggetto che assume di volta in volta intenti e significati nuovi, disparati e talvolta opposti. Dalla forma alla sua trasfigurazione, dall’attenzione alle pulsioni carnali e sessuali alla trascendenza metafisica, dalla narrazione epica a quella del quotidiano fino alla perdita di identità e via continuando con gli innumeri temi a cui il corpo è chiamato continuamente ad esser simbolo. Estratto da “GOLEM” di Erika Silgoner/ESKLAN La parola “Golem” appare all’interno delle Sacre Scritture e significa “forma leggera”, mate-riale “crudo”. È l’essere umano non finito di fronte agli occhi di Dio, è Adamo. Nell’ebraico moderno prende invece il significato di “muto” o “indifeso”. Esiste una leggenda ebraica che narra di un gigante plasmato in creta, privo di verbo ed anima, ma incredibilmente forte e resistente, creato al fine di servire e proteggere il suo creatore ed il popolo di Israele. La coreografa Erika Silgoner affascinata da questa figura antropomorfa, rivisita il mito del “Golem” per indagare i limiti esistenziali dell’uomo contemporaneo e le complesse leggi che regolano la vita. “FEELING CHAGALL” di Matteo Bittante con i danzatori del C.P.P. #padovadanza2020 Matteo Bittante tra ispirazione dalla vita del celebre artista Marc Chagall per la sua nuova creazione. Un Viaggio che dal nero riscopre le emozioni del colore: l’infanzia trascorsa tra religione e guerra in un villaggio della Russia abitato da ebrei, ci cinduce all’interno dei suoi sogni popolati da personaggi fiabeschi di un mondo poetico. OVER UNDER di Matteo Bittante/DANCEHAUS COMPANY JUNIOR Con questa produzione il coreografo torna a riflettere sui temi a lui cari della natura e della creazione, umana e artistica, e della grande scommessa di vivere, oggi, creativamente. Over Under è un gioco di metamorfosi, un “girotondo” arcano capace di suggerire paesaggi visivi, mai statici, ma in continuo divenire sono i paesaggi dell’anima disegnati dai corpi dei performer nella relazione con gli oggetti. Solo accettando le regole del gioco saremo in grado di vedere in una palla fatta di stracci una foglia secca ondeggiante nello spazio, diventare poi montagna altissima come a squarciare il cielo e farsi infine stella luminosa e fissa. 24,42 di Matteo Bittante Cifre che crescono e decrescono al quadrato e radice quadra, che si incontrano a metà per un attimo di vita brevissimo. Sono il figlio e il padre, gli amanti, i gemelli siamesi uniti per il fianco, il viaggiatore e il mentore. Il primo numero in ascesa, dirompente, curioso, coraggioso, affamato di vita. Il secondo in discesa, consapevole, generoso, sazio. Due età dell’uomo incastrate in una croce chiastica che ruote vorticosamente sul perno del continuo cambiamento. Come un Cristo contuso tra le braccia di una Addolorata piangente dalle nocche abrase, 24 cade, muore e infine risorge sotto lo sguardo indagatore della torcia di 42, che lo trova in un cratere nudo come un verme e gravido di rabbia. I due uomini intraprendono insieme un viaggio fugace, breve quanto il momento irripetibile di eclissi totale tra un oggetto celeste in fase crescente e uno in fase calante. Il percorso porterà 24 al primo compimento della maturità, il perdono, e 42 all’accettazione di una nuova età al margine della giovinezza esaurita. Giovinezza che cessa di essere un trofeo da rincorrere e invidiare trasformandosi in rinnovata energia da tramandare, per noi morire mai. |